Una palla colpita più corta di rovescio, l'avversaria colta di sorpresa non la ributta di là, la gioia incredula di avercela fatta, inginocchiata al suolo con le mani che le coprono il volto, è un gesto spontaneo, Ana finalmente ha coronato il suo sogno, regina di Parigi, regina del Roland Garros, un successo che inornicia anche il raggiungimento della vetta della classifica, per un giorno, un indimenticabile giorno, è lei la la regina del tennis.
La prima volta che la vidi giocare fu in finale a Montreal nel 2006, non le prestai la dovuta attenzione, a quel tempo ero affascinata dalle geometrie di Martina Hingis, e in quella finale ero sbalordita perchè Ana era ingiocabile, giocava vincenti da tutte le zone del campo e anche una giocatrice dall'intelligenza di Martina non riusciva a trovare un modo per contenere quella ragazzona serba, fu un Ivanovic-show, un lampo di luce in quell'anno buio, un anno di stasi dopo l'exploit del 2005; chissà se Ameliè Mauresmo, presente in tribuna durante la finale parigina, avrà ripensato a quella partita, su quello stesso campo, di tre anni fa, quando una allora 17enne Ivanovic le arrecò un dispiacere, sorprendendo lei e il pubblico del Roland Garros, estromettendola dal torneo e permettendo alla giovane serba di affacciarsi per la prima volta al tennis che conta.
L'ho rivista un anno più tardi sulla terra verde di Amelia Island, contro Tatiana Golovin (una partita che poi la serba finì per perdere), il dritto fulminante di Ana mi folgorò, rimasi incantata, rapita, da quel giorno ho cominciato a seguirla, non ho più commesso l'errore di qualche tempo prima, quando l'avevo sottovalutata, ho creduto che Ana potesse avere le carte in regola per poter diventare una campionessa, certo non avrei mai pensato così in fretta.
Ma l'ascesa verso il successo è cominciata solo un mese più tardi, quando una serie di coincidenze fortunate le hanno regalato il trionfo a Berlino, primo titolo sulla terra rossa, e poi l'inaspettata finale al Roland Garros, quello stesso palcoscenico che l'avrebbe definitivamente consacrata. Quando perse quella finale era felice lo stesso, e come non esserlo dopo aver raggiunto la prima finale di un torneo dello Slam ed aver perso dalla legittima regina della terra, Justine Henin, già, strana la vita, proprio quella campionessa belga che, lasciato libero il trono, alla premiazione di Parigi le ha consegnato il trofeo sussurrandole all'orecchio - "Ben fatto, te lo meriti davvero" - passandole di fatto lo scettro della regina della terra.
L'ho rivista un anno più tardi sulla terra verde di Amelia Island, contro Tatiana Golovin (una partita che poi la serba finì per perdere), il dritto fulminante di Ana mi folgorò, rimasi incantata, rapita, da quel giorno ho cominciato a seguirla, non ho più commesso l'errore di qualche tempo prima, quando l'avevo sottovalutata, ho creduto che Ana potesse avere le carte in regola per poter diventare una campionessa, certo non avrei mai pensato così in fretta.
Ma l'ascesa verso il successo è cominciata solo un mese più tardi, quando una serie di coincidenze fortunate le hanno regalato il trionfo a Berlino, primo titolo sulla terra rossa, e poi l'inaspettata finale al Roland Garros, quello stesso palcoscenico che l'avrebbe definitivamente consacrata. Quando perse quella finale era felice lo stesso, e come non esserlo dopo aver raggiunto la prima finale di un torneo dello Slam ed aver perso dalla legittima regina della terra, Justine Henin, già, strana la vita, proprio quella campionessa belga che, lasciato libero il trono, alla premiazione di Parigi le ha consegnato il trofeo sussurrandole all'orecchio - "Ben fatto, te lo meriti davvero" - passandole di fatto lo scettro della regina della terra.
Tra queste due finali al Roland Garros c'è stata anche una finale, persa dalla Sharapova in Australia, difficile da digerire, che le ha fatto passare notti insonni, ma che l'ha aiutata immensamente a capire come gestire i nervi e le emozioni di una finale così importante.
Ora è cresciuta Ana, è maturata, sul campo è una belvetta, ma posata la racchetta ritorna quella ragazza gentile e dolce che tutto il mondo ha imparato ad amare, smessi i panni della tigre in campo, ritorna tutta dolcina, tutta sorrisi, e poi è spontanea, genuina, si capisce subito che non è costruita. Ana è deliziosa, come si fa a non adorarla, è rimasta con i piedi per terra, ancora timida e impacciata di fronte al pubblico, all'entrata in campo ha preso in mano il mazzo di fiori che portava il raccattapalle perchè era troppo pesante per lui, poi dopo aver vinto non sapeva cosa fare, non sapeva che dire, era totalmente imbambolata dall'emozione, commossa durante l'inno serbo, ma troppo tenera per quelle lacrime finalmente di gioia.
Ora è cresciuta Ana, è maturata, sul campo è una belvetta, ma posata la racchetta ritorna quella ragazza gentile e dolce che tutto il mondo ha imparato ad amare, smessi i panni della tigre in campo, ritorna tutta dolcina, tutta sorrisi, e poi è spontanea, genuina, si capisce subito che non è costruita. Ana è deliziosa, come si fa a non adorarla, è rimasta con i piedi per terra, ancora timida e impacciata di fronte al pubblico, all'entrata in campo ha preso in mano il mazzo di fiori che portava il raccattapalle perchè era troppo pesante per lui, poi dopo aver vinto non sapeva cosa fare, non sapeva che dire, era totalmente imbambolata dall'emozione, commossa durante l'inno serbo, ma troppo tenera per quelle lacrime finalmente di gioia.
Un plauso va anche alla sua famiglia, di una compostezza incredibile, sempre in disparte, rimane sempre nell'ombra e lascia sotto i riflettori solo Ana, un esempio da seguire. Ieri era in tribuna, in un'occasione così importante come poteva mancare, ma è spuntata solo alla fine, quando Ana ha azzardato un'improbabile scalata verso il suo box per andare ad abbracciare tutti quelli che l'hanno sempre sostenuta, aiutata, incoraggiata, c'era il fratello Milos, c'erano il preparatore atletico e lo sparring partner, c'era persino il nostro professor Parra, e poi i genitori, mancava solo Sven Groenefeld, allenatore part-time, ma uno dei principali artefici dei miglioramenti del suo tennis, l'avversaria era sponsorizzata adidas e lui non poteva sedere in tribuna, ma siamo certi che sarà stato da qualche parte a gioire per Ana, quella ragazza sorridente che finalmente ha realizzato il suo sogno.
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